Il 16 agosto 1864 Alessandra Boarelli, con un gruppo di accompagnatori tra cui la damigella Cecilia Fillia, raggiungono la vetta del Monviso. Si tratta della prima ascesa femminile al Re di Pietra e quest'anno, ricorrono i 150 anni di questa ascesa. Perché, vi direte, siamo qui a ricordare ancora altri 150 anni dopo la ricorrenza della prima ascesa al Monviso (1861), della prima cordata italiana capeggiata da Quintino Sella (1863) a seguito della quale venne fondato il Cai? Perché questa sequenza ravvicinata di prime ascese alpine, non solo nostrane (l'anno prossimo, saranno 150 anni della prima ascesa al Cervino)?
Oltre la sete di conoscenze di carattere scientifico che spinse alle prime esplorazioni delle Alpi, altre curiosità spinsero l'uomo sulle vette alpine. Bisogna sapere che all'epoca dei fatti, le montagne, come dichiarò Quintino Sella, producevano l'effetto dei viaggi lontani: non è un caso, dunque, che i primi salitori delle vette più ambite delle Alpi, tra cui anche il nostro Re di Pietra, furono proprio gli inglesi. Gli inglesi furono, da sempre, grandi e curiosi viaggiatori e, proprio al centro dell'Europa, avevano scoperto un terreno, in qualche modo, vergine e inesplorato, ovvero le terre alte della catena alpina. Proprio per questo motivo, negli anni immediatamente successivi alla salita del Monviso prima di Mathews (1861) e poi di Tuckett (1862) si scatenò una sorta di ''gara'' fra notabili torinesi e del saluzzese per aggiudicarsi la prima salita di cordata interamente italiana. Sappiamo quale fu l'esito della vicenda: la cordata guidata da Quintino Sella raggiunse la vetta e la lettera che Sella scrisse a Gastaldi raccontando l'impresa divenne il ''manifesto'' della fondazione del nostro sodalizio, il Club Alpino Italiano, di cui abbiamo appena concluso i dovuti festeggiamenti. Non tutti sanno che, fra i partecipanti alla competizione locale, ci fu anche una donna: Alessandra Boarelli. Ella, nel 1863, dieci giorni prima di Quintino Sella, partecipò alla cordata di notabili locali che costituì il quarto tentativo interamente italiano alla vetta del Monviso: la cordata raggiunse il pianoro, poi denominato da Sella, Maita Boarelli e dove attualmente si trova l'omonimo bivacco, ma fu ricacciata dal maltempo. Alessandra non si perse d'animo e, l'anno successivo, accompagnata, tra gli altri, dalla damigella quattordicenne Cecilia Fillia, raggiunse la vetta il 16 agosto 1864. Alessandra Boarelli, giovanissima, era andata in sposa al nobile verzuolese Emilio Boarelli, lasciando così Torino. Nel 1864, Alessandra Boarelli aveva 26 anni, era sposata da otto anni ed era già madre di due figli; era una donna di cultura che intratteneva corrispondenza in inglese e francese con diversi paesi d'Europa e il suo spirito di intraprendenza e la sua passione per la montagna l'avevano condotta sulla vetta del Re di Pietra. Dunque, al di là del gesto atletico e sportivo, l'ascesa deve sicuramente essere ricordata in quanto si trattò di un'impresa che sfidò le convenzioni e i pregiudizi del tempo: nell'Ottocento, un numero sempre maggiore di donne si dedicò all'alpinismo, ma si trattò di ristrettissima minoranza rispetto ai colleghi uomini e incontrò grandi difficoltà a far accettare socialmente il proprio ruolo. Valga un esempio per tutti. Henriette d'Angeville, nel 1838, raggiunse la vetta del Monte Bianco e, l'11 settembre, il ''Fédéral'', quotidiano di Ginevra, scrisse: ''Il nostro orgoglioso Monte Bianco deve sentirsi umiliato come non mai. Martedì 4 settembre, alla una e 25 minuti, ha visto la sua cima calpestata da un piede femminile'' (da H. D’Angeville, La mia scalata al Monte Bianco, nell’introduzione di Pietro Crivellaro all’edizione del 2000 di Vivalda Editore). Proprio traendo spunto da questa donna volitiva e anticonformista, la nostra Sezione Cai, in collaborazione con gli enti del nostro territorio e gli eredi Boarelli con cui ha creato il gruppo di lavoro ''Boarelli 150'', intende dedicare il 2014 ad approfondire la figura di questa alpinista, il tema dell'alpinismo femminile e giovanile, e il tema delle attività della donna in montagna. Il calendario prevede una ricca serie di attività: incontri con alpiniste, con figure femminili legate alla montagna, la proiezione di film a tema, concerti, mostre e la realizzazione di attività in montagna legate alla figura della Boarelli. Le attività, che saranno pubblicizzate con i consueti canali (newsletter, giornali locali, locandine,…), saranno contraddistinte dal logo che vedete in questa pagina. Spero che potrete partecipare e godere del variegato campione di attività che vi proporremo in diverse località del nostro territorio.
Tratto da Bollettino ''Cai Monviso Saluzzo'', n.81, marzo 2014 Testa Paola Bonavia – Foto Archivio Famiglia Quagliotti, eredi Boarelli
|